LODOVICO NALIN

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Quando, punendo col ricordo
La coscienza desiderosa di obliare,
Tu mi narrasti la storia
Di tutto ciò che era stato prima di me...


come non ricordare i versi di Nikolaj Alekseevič Nekrasov cari anche al Dostoevskij dei “Ricordi dal sottosuolo” nel viaggiare tra i tuoi sogni, Ico. Come non ricercare ancora poesia tra un verso e l’altro del tuo dipingere e scoprire senza imbarazzo che simile a Ginsberg siamo infine tutti noi che inseguiamo il tempo dei sogni, ricordi?

I know I am a poet – in this universe – but what good does that do- when in another, whithout these mechanichal aids, I might be dorme to be a poor Disneyan Shoe Store Clerk

E allora, che male sarebbe vivere in un paese disneyano, e non è quello che siamo costretti a fare quotidianamente, qui in questo piccolo paese dove i condannati offrono paste alla crema, dove i figli per ricchezza uccidono i genitori, dove gli anziani si affidano a badanti che non ne conoscono la lingua spegnendo così anche i loro ultimi sogni. Forse troppo disneyano è il mondo che dicono “reale” per viverci davvero, meglio allora l’esser artisti, poeti, pittori, folli in questo universo dettato da quell’etere che mai diventa etereo se non su un foglio o una tela o uno schermo o … in un sogno.

E qual è il tuo sogno Ico, se non l’essere almeno una volta sognato?

E di tutti i fuochi che muoiono in me,
ce n’è uno che brucia come il sole;
può darsi che non illumini la mia vita privata,
i miei rapporti con gli altri,
o il mio contegno con la società,
ma mi dice che la mia anima ha un’ ombra.


Lo scriveva Gregory Corso agli albori di quegli anni ’60 che cambiarono il nostro modo di pensare e di essere, quel modo che oggi si cerca di cancellare, poco consono alle eminenze che irridono chi si ferma a parlare alla Luna e chi si è fatto ammazzare perché sognava un sogno. Sei folle Ico a sognare ancora in un tempo che realizza le paure di George Orwell e Ray Bradbury, quelle paure con cui la tua ironia incosciente gioca così come può fare un bambino rincorrendo una palla fino all’orlo di un precipizio. E in fondo al precipizio c’è un fiore, quello della tua pittura che vale un volo d’infinito, fissato in un angolo del dipinto mentre tutto intorno si frantuma cercando la realtà.

Quadro dopo quadro, storia dopo storia, senza il penare di un ritorno inutile da un viaggio che non è finito, ecco il sogno che proponi a chi ha voglia di sognare, ancora. E la risposta la trova ancora la poesia:

Siamo le tracce smarrite
di un misterioso abisso…


Era il 1905, è l’immenso Aleksandr Blok, in Russia e la rivoluzione di là da cominciare non piangeva ancora la sua fine, oggi siamo nel 2008, in Italia, e l’unica rivoluzione che resta sei tu Lodovico Nalin e la tua pittura e i tuoi sogni, e i nostri sogni.


UGO brusaporco